Vaschette in plastica riciclata: la soluzione per evitare lo spreco alimentare e sostenere la filiera

14 novembre 2022

Lo scorso 9 novembre si è tenuto presso la fiera di Ecomondo il convegno di Corepla intitolato “Il riciclo delle vaschette in plastica. Un’opportunità per contrastare lo spreco e alimentare la sostenibilità”. Durante l’evento sono intervenute diverse personalità del mondo accademico e industriale per discutere del riciclo delle vaschette in plastica.

Grazie al progresso tecnologico il tasso demografico è aumentato vertiginosamente nella storia recente dell’uomo. Giungendo a ridosso degli 8 miliardi di persone sul pianeta sorge spontanea la domanda, nonché l’obiettivo, di garantire a tutti le risorse necessarie a sopravvivere e il cibo.
Ostacolo di lunga data di quest’ultimo scopo è lo spreco alimentare, che ancora oggi porta a gettare enormi quantità di pietanze ancora commestibili, ma non più consumabili dal mercato. In questo periodo storico aumentare la shelf life dei prodotti alimentari, ossia il tempo che intercorre tra la produzione e il consumo del cibo, è essenziale non solo per evitare sprechi, ma anche per prevenire lo smaltimento scorretto di migliaia di tonnellate di pack.
Una risposta è scegliere l’imballaggio giusto, sicuro per il prodotto e basso impatto ambientale. Soluzioni green per il packaging esistono già, diverse realtà lavorano da anni per sviluppare tecnologie in grado di realizzare materie prime seconde adatte ai più alti standard di qualità e sicurezza, come quelli richiesti dall’Industria Alimentare e dalla GDO. Coopbox, per esempio, offre già oggi ai suoi clienti contenitori alimentari in R-XPS e R-PET che contengono fino al 50% di plastica riciclata post consumo e che sono 100% riciclabili. Vaschette versatili, adatte al trasporto e alla conservazione anche di cibi freschi.

Tuttavia, sostituire le confezioni realizzate con materie prime con quelle costituite da polimeri plastici green purtroppo non è una meta facile da raggiungere per diverse ragioni.
Esistono barriere tecniche: servono studi e investimenti che permettano di rendere questi pack innovativi identici a quelli più inquinanti, così che non vi siano problemi di estetica dei prodotti, aspetto che si ripercuote sulla loro vendibilità.
In secondo luogo, esistono barriere economiche poiché, in questo periodo più che mai, creare pack a basso impatto ambientale richiede lavorazioni energivore e quindi più costose per il consumatore finale.
Lo scoglio più arduo è quello che riassume i primi due, la domanda, che deve aumentare esponenzialmente al fine di spingere gli studi per sviluppare ulteriormente questi articoli in modo da soddisfare le future esigenze del mercato, oltre che per ottimizzarne la produzione così da diminuire i costi di realizzazione.

Coopbox si impegna per superare questi ostacoli e proporre ai propri clienti imballaggi sicuri per il confezionamento del cibo, qualitativamente eccellenti, estremamente versatili e innovativi. È comunque necessario un cambio di mentalità da parte dei consumatori finali e della GDO, per incrementare il consumo di pack che allunghino la shelf life e riducano l’utilizzo di materie prime, che scarseggeranno sempre di più a causa della costante crescita demografica. Inoltre, è essenziale che i consumatori continuino ad aumentare le quantità di prodotti smaltiti in modo corretto, così da sostenere lo sviluppo della filiera del riciclo e garantire costante materia prima seconda anche quando l’economia circolare arriverà finalmente al suo compimento.